Archiviata la fase delle promesse, il Ministero dell’Istruzione ha messo nero su bianco i criteri per distribuire le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinate a scuole più sicure, asili nido, mense scolastiche e impianti sportivi. Parliamo di una cifra complessiva da capogiro: oltre 4,5 miliardi di euro. Ma come saranno spartiti questi fondi? E quali progetti avranno la priorità?
Nuove scuole, addio agli edifici fatiscenti
Il capitolo più corposo riguarda la costruzione di nuove scuole, con 800 milioni di euro a disposizione per sostituire gli edifici pubblici più vecchi e meno sicuri. I criteri per decidere chi avrà i soldi sono precisi: contano la vetustà dell’edificio (30%), il numero degli studenti (30%), il trend demografico (30%) e il rischio sismico (10%). E per il Sud è riservato almeno il 40% delle risorse.
Non si tratta solo di costruire scuole nuove, ma di creare spazi innovativi, sostenibili, efficienti dal punto di vista energetico e pensati per una didattica al passo con i tempi. I progetti già presenti nei piani triennali regionali avranno la precedenza, e i punteggi per la selezione si baseranno su criteri come la vulnerabilità sismica, il rischio idrogeologico, la classe energetica e perfino la riduzione della volumetria per ridurre l’impatto ambientale.
Asili nido e scuole dell’infanzia: obiettivo 33% entro il 2030
Altro tassello fondamentale: il Piano per gli asili nido e le scuole dell’infanzia, con 3 miliardi di euro totali. Due miliardi e quattrocento milioni saranno destinati alla fascia 0-2 anni, dove l’Italia arranca ancora sotto il 33% fissato dagli obiettivi europei. Si guarda al gap nei servizi e alla popolazione stimata al 2035 per stabilire chi riceverà i fondi. Altri 600 milioni saranno dedicati alla fascia 3-5 anni, con priorità ai territori con più bambini e meno strutture.
I criteri per ottenere i finanziamenti? Assenza o carenza grave del servizio, tipo di intervento (sostituzione, ampliamento, messa in sicurezza), incremento dei posti, rischio sismico o idrogeologico e, naturalmente, l’appartenenza ad aree svantaggiate come quelle interne o montane.
Mense e palestre: un piano per il tempo pieno e lo sport a scuola
Infine, due capitoli che vanno a braccetto: le mense scolastiche e le infrastrutture sportive. Per le prime, ci sono 400 milioni di euro, mentre per le seconde 300 milioni. L’obiettivo? Rafforzare il tempo pieno e promuovere l’attività fisica, specialmente dove oggi le scuole non hanno spazi adeguati.
I fondi saranno ripartiti considerando il numero di studenti, il gap infrastrutturale e la situazione attuale degli edifici. Anche qui, il 40% delle risorse va al Sud, e c’è una quota riservata alle province e alle città metropolitane per le scuole del secondo ciclo.
Stop ai finanziamenti doppi e un occhio all’ambiente
C’è però una regola ferrea: gli edifici che riceveranno i finanziamenti non devono aver già ottenuto fondi negli ultimi cinque anni per interventi simili. Inoltre, ogni progetto dovrà rispettare il principio europeo del “Do no significant harm”: non arrecare danni significativi all’ambiente.
Le graduatorie finali saranno trasmesse alle regioni, anche tramite il sistema informatico ARES 2.0, per una gestione trasparente e senza costi aggiuntivi.
La sfida ora è trasformare i progetti in realtà
Il decreto fissa le regole, ma la vera partita inizia adesso: trasformare questi fondi in cantieri aperti e, soprattutto, in scuole più belle, sicure e a misura di bambino. La speranza? Che non restino solo numeri e tabelle, ma si traducano in spazi dove crescere, imparare e sognare un futuro migliore.
Per ottenere maggiori informazioni in merito, questo è il link al quale collegarsi!