Scuole più sicure, più nuove: in arrivo 61 milioni per l’edilizia scolastica

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Redazione EduCorp

Pubblicato il

09/05/2025
BlogDecreti, Ministeriali, Normativa

Si torna a parlare di scuole, ma stavolta niente campanella: al centro dell’attenzione non ci sono lezioni o compiti in classe, bensì calcestruzzo, gru e caschetti da cantiere. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha infatti stanziato ben 61 milioni di euro da distribuire alle Regioni italiane per rendere gli edifici scolastici più sicuri, più resistenti ai terremoti e, in alcuni casi, completamente nuovi.

Il piano riguarda gli anni 2023, 2024 e 2025 e mira a intervenire laddove serve davvero: scuole che hanno bisogno di una rinfrescata strutturale, edifici che hanno visto tempi migliori, e istituti che potrebbero decisamente fare a meno di convivere con crepe sospette e standard di sicurezza da aggiornare.

Soldi e suddivisioni: chi prende cosa?

La somma sarà divisa tra le Regioni secondo un criterio ormai collaudato e approvato anche in sede di Conferenza Unificata (una specie di grande tavolo dove Stato e Regioni si parlano e, sorprendentemente, a volte si mettono anche d’accordo).

Ecco alcuni esempi: la Lombardia incassa oltre 8 milioni, la Campania 6,1, il Lazio 5, la Sicilia poco più di 5,6. Cifre più contenute per le Regioni più piccole: al Molise toccano circa 665mila euro, mentre la Valle d’Aosta si ferma a 327mila.

Ma quali scuole saranno sistemate?

Il Ministero ha già ricevuto e approvato un primo elenco di interventi per un totale di poco più di 50,7 milioni. Il resto – circa 10 milioni – rimane a disposizione per quei territori che non hanno ancora completato le pratiche o che non sono riusciti a presentare progetti compatibili con i fondi a disposizione.

Tradotto: c’è ancora tempo per salire sul treno dei finanziamenti, ma bisogna farlo presto. E con i documenti in regola.

Tempistiche e responsabilità: niente tempo da perdere

Gli enti locali che riceveranno i fondi dovranno essere rapidi: l’aggiudicazione dei lavori dovrà avvenire entro sei mesi dalla pubblicazione del decreto, e i cantieri dovranno concludersi entro due o tre anni, a seconda della complessità dell’opera.

Il Ministero, da parte sua, non vuole restare con il cerino in mano: ogni euro speso dovrà essere rendicontato al centesimo, e i controlli saranno frequenti. E non mancano le clausole anti-furbetti: chi inizia i lavori prima della pubblicazione ufficiale del decreto, chi presenta documentazione non veritiera o tenta il “doppio finanziamento” (cioè, prendere soldi per lo stesso progetto da più fonti), si vedrà revocare tutto.

Come arrivano i soldi?

L’erogazione è a tappe: si parte con un anticipo del 40% su richiesta, poi il 50% o 60% in base all’avanzamento lavori (ma con tutti i timbri del caso), e il restante 10% arriva solo a lavori finiti e collaudati.

Le eventuali “economie di gara” (cioè risparmi ottenuti in fase di appalto) non vanno sprecate: metà potranno essere usati per coprire imprevisti, l’altra metà andrà a finanziare nuovi interventi.

E se qualcosa va storto?

Il Ministero lo dice chiaro: se qualcosa non funziona, i soldi vanno restituiti. Entro tre mesi. E senza eccezioni. Gli enti locali, insomma, sono responsabili in toto: devono fare bene, in tempi certi, e con la massima trasparenza.

Il punto

Insomma, il decreto è partito con buone intenzioni e una discreta dose di burocrazia (necessaria, ma non entusiasmante). Ma dietro alle scartoffie ci sono cantieri che possono trasformare le nostre scuole in luoghi più sicuri, più moderni e – perché no – anche più accoglienti. E se questo accade senza sprechi o ritardi, sarà davvero una lezione ben appresa.

Per ottenere maggiori informazioni, collegarsi a questo link.

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